1978

  • Posted on: October 19, 2013
  • By:

10. Esce nel 1978 il numero monografico della rivista “Iterarte”, numero 14, dedicato alla mia attività sovversiva, intitolato “Accademia di Belle Arti e Beni culturali”, assistito da Maria Teresa Fiocco ed Elisabetta Ticcò. La Rivista raccoglie alcune importanti attività svolte dagli studenti “nel territorio”: l'”Intervento nella colonia dell’ospedale psichiatrico di Trieste a Villa Fulcis” a Safforze di Belluno; l'”intervento temporaneo nella Scuola media Zambelli” di Venezia; l'”Intervento di animazione nel quartiere di Santa Croce” di Padova; l'”Intervento continuato nei mesi estivi al campeggio comunale degli Alberoni” e quello al “campeggio estivo comunale di Perarolo”; l'”Intervento continuato nei mesi estivi di doposcuola nel quartier della Giudecca” in Venezia. Nonché due splendide tesi campione: “Case rurali nel comprensorio del Montello nel Trevigiano” di Ivan Bonesso e “Barbariga nel Bresciano: aspetti socio culturali della trasformazione capitalistica del territorio” di Stefano Bertizzolo e Titta Sbarain. La “casa della parola” è il titolo che ho dato ad una stupenda architettura dell’entroterra veneziano, esattamente a Quarto d’Altino (ora, in qualche modo restaurata, sede del futuro Museo archeologico di Altino). Si tratta di un enorme edificio a pianta quadrata, adibito inizialmente ad abitazione e a granaio. La ricerca verrà particolarmente seguita dagli studenti Anna Gheller, Raffaello Padovan, Beatrice Siviero e Claudio Franzini (che farà degli straordinari rilievi fotografici) dell’Accademia e da Mirella Lama di Architettura (molti studenti di Ca’ Foscari e di Architettura frequentavano le mie lezioni e i miei seminari). L’esito della lunga ricerca si sostanzia in una tesi ponderosa, un cui estratto, assieme ad altri dati presi da ricerche consimili fatte da altri studenti sul territorio sarà pubblicato in Case rurali nel Veneto, Quaderni della Regione veneto). Il mio progetto è politico: proporre innanzitutto un modello di studio scientifico sui beni culturali del territorio, giungere ad una catalogazione precisa sulla base di una cartografia accurata in scala altissima (IGM), impedire l’abbattimento di memorie storico architettoniche, rivitalizzare culturalmente il territorio stesso, collegare tra loro enti, istituzioni e realtà locali.